Cheyenne: come tutto è (s)partito

Un paio di mesi fa il nostro Francesco (sempre lui) mi ha trascinata all’inaugurazione del Cantiere26, centro socio-culturale di Arco, per sentire un tale Cheyenne «che sembra molto interessante». Ormai rassegnata a questo peregrinare da un concerto all’altro, mi sono fatta trascinare sotto il palco per sentire la musica di questo tale che, per la legge delle assurde coincidenze che vigono tra me e la musica, si chiama come mia sorella. Ma chi è questo nuovo artista del panorama trentino? Andiamo a scoprirlo in questo nuovo episodio di come tutto è (s)partito.

Cheyenne, nome d’arte di Patrizio Mimiola, classe ’99, comincia a suonare la batteria a 7 anni: «perché mio padre aveva delle cassette dei Led Zeppelin, ascoltandoli mi ero preso male per la batteria e ho cominciato a battere sulle padelle e sui mobili di casa». Il naturale proseguimento di questa passione è l’iscrizione alla scuola civica di Riva del Garda che sfocerà in 8 anni di conservatorio a Trento dove Patrizio si laurea in batteria jazz. «Noi abitavamo in mansarda e per i primi anni di studio non potevo permettermi di tenere la batteria in casa quindi studiavo a mente. – ricorda Cheyenne – Poi la grande crescita musicale è arrivata con il mio progetto in cui ho cercato di integrare i miei ascolti alternative rock alla mia formazione jazz».

«Quando suono cerco la commistione tra jazz e rock, il punto di incontro tra il linguaggio colto che ho studiato e quello più pop, che rimane in testa e che fa muovere la gente. Anche se gli accordi sono semplici, il lavoro va fatto sull’intenzione della musica, su ciò che arriva alle persone»
Cheyenne
batterista

Ad accompagnare Patrizio in questa avventura ci sono altri tre musicisti: Michi Zait (Michele Marocchi) al basso e chitarra, Stefano Eccher alla tromba, e Lorenzo Amarri alias Basta-saperlo alle tastiere e sintetizzatore.

«Michi è l’unico di Riva, quello che conosco meglio e con cui mi trovo di più a livello creativo. – racconta Cheyenne – È un’esteta nonché stilista del gruppo». Michele è l’unico musicista a non avere un background da conservatorista, l’outsider del gruppo, «la persona che dà un punto di vista esterno mi tira indietro quando esagero». A partire da una formazione prettamente alternative, Michi Zait si è votato al jazz soltanto a partire dal progetto Cheyenne.

Stefano Eccher, trombettista conosciuto al conservatorio è «l’elemento puramente jazz del gruppo, quello più tecnico di noi a cui sono delegati gli assoli». Nonostante la formazione classica, Stefano è un musicista moderno che riesce a ottenere effetti sonori particolari attaccando la tromba alla pedaliera. «Con lui ho suonato tanto ed è quello da cui vado quando non so scrivere uno spartito. Eravamo compagni di corso in conservatorio e da sempre è il mio trombettista, sia nel jazz sia nel resto». Come Michi Zait, anche Stefano Eccher ha ascolti che spaziano oltre il jazz, requisito fondamentale per far parte del progetto Cheyenne che cerca «persone che abbiano uno spettro musicale amplio per poter spaziare nei generi e offrire qualcosa di nuovo».

Ultimo ma non per importanza, Lorenzo Amarri, detto Basta-saperlo, in inglese Just to know, nome di un pezzo musicale composto insieme da Cheyenne e dal tastierista.  «Lorenzo è il più giovane del gruppo e viene da Reggio Emilia. Studia a Trento e fa un sacco di cose, ma il battesimo del fuoco sul palcoscenico lo ha avuto con noi». Tra tutti Lorenzo è «il più intraprendente e anche se fa mille cose riesce sempre a trovare il tempo per fare prove: basta saperlo. A volte bisogna ripetergli le cose tante volte prima che si convinca perché è un po’ cocciuto. “Basta saperlo, adesso lo faccio bene” è la risposta che ci dà sempre a prove quando gli facciamo notare qualcosa che gli avevamo già detto, ma che puntualmente si è dimenticato».

«Ho scelto il nome Cheyenne perché cercavo qualcosa di esotico, di particolare e misterioso, senza che ci fosse un legame con la tribù indiana né un significato preciso»
Cheyenne
batterista

Adesso che conoscete i nomi dei protagonisti potreste voler sapere dove nasce il progetto Cheyenne, in un luogo magico e (ovviamente) sotterraneo che anche in questa storia prende il nome di Saletta. In questo caso si tratta di una stanza ad Arco dove si sono alternati vari gruppi nel corso degli anni pagando la stanza con i concerti e riempiendola di strumentazione. «Gira tutto intorno alla saletta perché ci si può suonare h24 a volumi altissimi. È una stanza di 15m2 che sembra uno studio di registrazione. È un posto importantissimo perché è sempre stata usata da un solo gruppo alla volta e negli anni è diventata un punto di ritrovo in cui vige una sorta di caos controllato. È un posto molto intimo in cui finiamo per passare le serate tra una birra e l’altra».

Birra&Saletta è il binomio di qualsiasi musicista dalla notte dei tempi e questa concezione di musica «alla vecchia maniera» è parte integrante del progetto Cheyenne. «Siamo 100% indipendenti con il disco autoprodotto, gli strumenti da caricare in macchina che vengono montati e smontati ad ogni concerto e tutta la fatica e l’impegno che servono per guadagnarsi date e concerti». Una fatica ben ripagata visto che il disco omonimo, Cheyenne, è uscito il 26 aprile e sarà portato in tour a partire dalla settimana prossima con la prima data al Babarum di Volano. «L’11 aprile abbiamo fatto il primo live al Leoncavallo di Milano in anteprima, poi c’è stata l’inaugurazione del cantiere 26 e dopo un momento di pausa partiremo per il tour che ci porterà a Vicenza, al Made in Cita Festival (val di Ledro), ad Anversa in Belgio, Arras e Lione in Francia per finire a Bologna».

Insomma è un progetto che cerca di uscire dalla zona del Trentino, «anche perché è un tipo di musica che può funzionare meglio all’estero rispetto che in Italia perché si tratta di musica strumentale in cui il difficile sta nel non far sentire la mancanza della voce, soprattutto perché noi suoniamo solo con gli strumenti, senza sequenze registrate».

Se questo progetto è riuscito a incuriosirvi vi lascio la musica qui

A presto 

Daph

Cheyenne: carta d'identità

Nome: Cheyenne

Musicisti: Patrizio Mimiola/Cheyenne (batteria), Michi Zait (basso e chitarra), Stefano Eccher (tromba), Lorenzo Amarri (tastiere e sintetizzatore)

Genere: jazz elettronico

Attivo dal: 2024

Prima canzone: Rose Drives

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